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CATALOGO 231: i delitti contro la personalità individuale (art. 25 quinquies)

DELITTI CONTRO LA PERSONALITA’ INDIVIDUALE (ART. 25quinquies)

– Profili normativi, trattamento sanzionatorio e linee guida per la redazione del Modello Organizzativo

 Introduzione

L’art. 25 quinquies è stato introdotto dalla legge n. 228 del 11 agosto 2003 ed estende la responsabilità da reato agli enti i cui esponenti commettano delitti contro la personalità individuale.

Il legislatore decise di introdurre questa fattispecie per dare attuazione alla Decisione quadro n. 2004/68/GAI del Consiglio d’Europa, relativa alla lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia minorile. La norma dà concreta attuazione anche alla direttiva 2011/93/UE relativa alla lotta contro l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile.

Da una prima lettura della norma sembra che il Legislatore voglia continuare a tenere fuori dall’applicazione del decreto 231 i casi di impresa “intrinsecamente lecita”: infatti, le fattispecie sanzionate non necessariamente possono essere realizzate nell’interesse o a vantaggio di una persona giuridica, solo in quanto espressione di una specifica politica d’impresa criminosa. È possibile che, nell’ambito di un’impresa potenzialmente sana che un evento criminoso rappresenti il momento patologico.

Fra le fattispecie (di seguito elencate) si distinguono le ipotesi di illeciti di enti commessi da entità collettive lecite, occasionalmente coinvolte, dovute a colpa di organizzazione, da quelle degli enti intrinsecamente illeciti ossia imprese criminali dedite alla commissione di reati in parola che non trovano uno specifico statuto nel Decreto 231, essendo arduo addebitare una colpa di organizzazione ad una entità giuridica intrinsecamente dolosa.

Non si può escludere che questi delitti vengano realizzati a vantaggio o nell’interesse dell’ente al di fuori di una politica di impresa a ciò diretta, come l’ipotesi di una società che ha insediamenti produttivi sparsi per tutto il mondo, ad esempio in paesi dove manchi una legislazione a tutela delle condizioni di lavoro. Per questo motivo, l’ente potrebbe essere chiamato a rispondere del reato previsto all’art. 25 quinquies anche se il fatto si sia verificato all’estero.

  1. I reati presupposto

I reati presupposto di cui all’art. 25quinquies del D. Lgs. 231/2001 (“Delitti contro la personalità individuale”) sono:

 

a) 600 c.p.: riduzione o mantenimento in schiavitù;

art. 601 c.p.: tratta di persone;

art. 602 c.p.: acquisto e alienazione di schiavi;

art. 603 bis c.p.: intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro;

 

b) 600 bis c.p.: prostituzione minorile;

art. 600 ter c.p.: diffusione di materiale pornografico;

art. 600 quinquies c.p.: iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile;

 

c) 600 bis comma 2 c.p.: prostituzione minorile;

art. 600 ter commi 3 e 4 c.p.: diffusione di materiale pornografico;

art. 600 quater c.p.: detenzione o accesso a materiale pornografico;

art. 609 undecies c.p.: adescamento di minori.

 

  1. Trattamento sanzionatorio

In relazione a questi reati, puniti singolarmente con pene diverse, si applica all’ente la sanzione pecuniaria:

da 400 a 1000 quote per il primo gruppo di delitti;

– da 100 a 800 quote per il secondo gruppo di delitti;

da 200 a 700 quote per il terzo gruppo di delitti;

In caso di condanna, si può irrogare una sanzione interdittiva fra quelle previste dall’art. 9 comma 2. Inoltre, come stabilito dalla norma se l’ente o una sua unità organizzativa viene stabilmente utilizzato allo scopo unico o prevalente di consentire o agevolare la commissione dei delitti indicati nel comma 1, si applica la sanzione dell’interdizione definitiva dall’esercizio dell’attività ai sensi dell’art. 16”.

Per quanto riguarda il reato di caporalato, si applica la misura del controllo giudiziario e dell’amministrazione giudiziaria (art. 34 d.lgs.159/2011). La prima misura si applica nel caso in cui l’interruzione dell’attività potrebbe comportare gravi ripercussioni negative sui livelli occupazionali o compromettere il valore economico del complesso aziendale.

Il giudice, in luogo del sequestro, dispone il controllo giudiziario dell’azienda, sussistendone i requisiti (pericolo per la disponibilità delle cose pertinenti al reato o rischio che si possano protrarre l conseguenze del reato).

La finalità preventiva si individua nello specifico compito dell’amministratore di analizzare e rimodulare l’occupazione e gli accordi contrattuali dell’ente, nonché di verificare l’idoneità del modello organizzativo.

È possibile disporre la confisca del prezzo o profitto del reato.

 

  1. Linee guida per la redazione del Modello Organizzativo

In relazione a tali fattispecie, va precisato che non sia agevole individuare l’interesse ed il vantaggio dell’ente: per esempio, si pensi al reato di prostituzione minorile, per cui l’ente potrebbe trarre beneficio da illeciti quali la pornografia minorile o le iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile.

In relazione a queste fattispecie, il modello dovrebbe contenere il riferimento alla necessaria dotazione di strumenti informatici che impediscano accesso e/o ricezione di materiale relativo alla pornografia minorile. Il modello dovrebbe poi tenere in considerazione una organizzazione diretta ed indiretta di viaggi e di periodi di permanenza in località estere, oltre a collaborazioni con società operanti in settori come quelli relativi alla comunicazione telematica.

Infine, per quanto riguarda il reato di caporalato, il Modello deve monitorare, innanzitutto, le procedure legate alla formazione del personale interno, dei lavoratori dei servizi appaltati a terzi, di assunzione del personale che devono assicurare le medesime tracciabilità e trasparenza ella gestione con la società.

 

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